mercoledì 22 giugno 2016

Alpine protagonista al Festival of speed di Goodwood 2016

Alpine espone due show-car che annunciano l’automobile sportiva che sarà svelata a fine anno
La Marca sarà ampiamente rappresentata nello stand Cartier Style et Luxe
Tre Alpine disputeranno la celebre corsa in salita, tra cui Alpine A460, schierata nel Campionato Mondiale di Endurance (FIA WEC) dal team Signatech-Alpine e vincitrice della 24 Ore di Le Mans in LMP2 questo week-end.
Saranno presenti Michael van der Sande (Direttore Generale di Alpine) e Antony Villain (Direttore Design di Alpine). L’entusiasmo suscitato dalla rinascita della leggendaria Marca di automobili sportive Alpine sarà ancora più acceso durante il Festival of Speed di Goodwood 2016. Saranno esposte Alpine Vision e Alpine Célébration, due show-car che prefigurano il futuro modello di serie che sarà presentato a fine anno. Alpine Célébration parteciperà alla corsa in salita.
Durante il Festival saranno in azione anche altre Alpine.
Renault-Alpine A442B, vincitrice della 24 Ore di Le Mans 1978, e Alpine A460, vittoriosa questo week-end nel classico appuntamento in categoria LM P2, partiranno alla conquista della celebre salita.
Alpine sarà anche al centro dello stand Cartier Style & Luxe installato nei giardini di Goodwood House. La primissima Alpine della storia, battezzata “Le Marquis”, troneggerà accanto alla recente show-car Alpine Vision.
Si potranno ammirare altre cinque Alpine, tra cui Willys Interlagos – una versione di Alpine A108 assemblata in Brasile, che prefigurava la famosa Berlinette Alpine A110 – una rara cabriolet Alpine A110 e la concept-car Alpine Meyrignac del 1977, progettata da un giovane designer.
Sarà anche presente la leggendaria Alpine A110 con due modelli: una versione 1964 che era apparsa nella serie televisiva “Les Aventures de Michel Vaillant” e l’ultimo telaio prodotto nel 1977.
La presenza di tutti questi modelli evoca il passato illustre e affascinante in uno stile glamour e divertente, per accompagnare l’enorme attesa suscitata dall’imminente presentazione della nuova Alpine di serie.
Corsa in salita

Renault-Alpine A442 B – 1978
Condividendo il volante della Renault-Alpine A442B, Jean-Pierre Jaussaud e Didier Pironi hanno raggiunto l’obiettivo di vincere la 24 Ore di Le Mans nel 1978. Quella vittoria è stata il punto culminante di cinque anni di lavoro. Renault-Alpine A442B è un’evoluzione di Renault-Alpine A440 e Renault-Alpine A441 con motore aspirato, e poi di Renault-Alpine A442 con motore turbo. Erano molte le vittorie conseguite al Campionato Mondiale Sport-Prototipi, ma fino all’edizione 1978 rimaneva ancora da strappare la vittoria alla 24 Ore.
Renault-Alpine A442B era alimentata da un motore V6 turbo da 2.0 litri che permetteva ai piloti di raggiungere 360 km/h sul rettilineo dell’Hunaudières. Questa automobile ha siglato il miglior tempo di tutte le Alpine sul circuito della 24 Ore. Il giorno della vittoria, nel 1978, il Presidente e Amministratore Delegato di Renault Bernard Hanon, che aveva definito l’obiettivo di vincere la 24 Ore, annunciava la fine dell’impegno della Marca nell’endurance e il lancio del programma F1.
Alpine Célébration – 2015
Questa coupé sportiva compatta dalle curve raffinate è allo stesso tempo un segnale d’intenti e un omaggio al patrimonio di Alpine, da cui deriva. Presentata nel 2015 per celebrare i 60 anni di Alpine, questa coupé 2 posti a motore centrale posteriore annuncia la nuova Alpine che sarà commercializzata nel 2017.
La carrozzeria Blu Intense riprende i colori che hanno caratterizzato i prototipi Alpine nel trionfante ritorno alle competizioni a partire dal 2013. Questa livrea è anche un’allusione alle Alpine che hanno svolto un ruolo preponderante nell’impegno della Marca nella 24 Ore di Le Mans dal 1963 al 1969.
L’immagine della Berlinette Alpine A110 aleggia sulle linee scultoree di Alpine Célébration. Cofano inclinato e valorizzato da nervature, fianchi incavati, lunotto posteriore caratteristico: i riferimenti ad Alpine A110 sono espliciti.
Ma Alpine Célébration è anche un’automobile del XXI secolo a tutti gli effetti. Note in carbonio valorizzano gli elementi più tecnici della carrozzeria come lo spoiler, le minigonne laterali, il diffusore, le prese d’aria posteriori e i retrovisori esterni. Ancor più che per questi dettagli, è grazie alla sua silhouette compatta, le carreggiate ampie e suggestive e l’agilità che Alpine Célébration si inserisce a pieno titolo nella leggendaria stirpe dei modelli sportivi della Marca.

Alpine A460 LMP2 – 2016

I prototipi Alpine hanno segnato la storia delle gare su circuito, in particolare con la vittoria di Renault-Alpine A442B nella 24 Ore di Le Mans del 1978. Oggi, il nome Alpine è ancora presente sulle linee di partenza di questa leggendaria competizione. È ormai Alpine A460 a schierarsi nella categoria LM P2.
Il team Signatech-Alpine ha già siglato numerosi successi. Due titoli consecutivi nella European Le Mans Series (2013 e 2014) e un podio LM P2 alla 24 Ore di Le Mans nel 2014 sono stati conquistati da Alpine A450 e Alpine A450b con un motore V8 4.5 litri. Alpine A460 monta lo stesso motore da 550 cavalli e la trasmissione sequenziale sei rapporti. Ma questa nuova automobile si distingue per la sua filosofia. Per la stagione 2016, la vecchia LM P2 aperta è sostituita da una coupé più sicura e con l’aerodinamica migliorata. Alpine A460, che risponde già alla normativa FIA 2017, è il primo prototipo chiuso di Alpine dopo Alpine A220 del 1969.
Vittoriosa in categoria LMP2 questo week-end nella mitica prova della 24 Ore di Le Mans con l’equipaggio N. Lapierre, S. Richelmi e G. Menezes, Alpine A460 è tra le top 10 nelle prime due corse della stagione e ha conseguito la vittoria nella sua categoria nelle 6 Ore di Spa-Francorchamps WEC con la n. 36. Le due automobili ingaggiate dal team Signatech-Alpine sono identificate dai vessilli nazionali: la bandiera francese per il prototipo n. 36 e quella cinese per il prototipo n. 35. Il francese Nelson Panciatici, entrato a far parte del programma dopo l’annuncio del ritorno in gara di Alpine nel 2013, corre con i cinesi David Cheng e Ho-Pin Tung sulla n. 35, mentre la n. 36 è condivisa dal francese Nicolas Lapierre, l’americano Gustavo Menezes e il monegasco Stéphane Richelmi.


Alpine Le Marquis – 1954
La marca Alpine è nata dall’ossessione di un solo uomo. Jean Rédélé voleva rendere  più veloce la sua Renault 4CV. La 4CV, con motore posteriore, era un veicolo compatto, popolare e dotato di un certo charme. L’idea di Jean Rédélé era renderla più performante alleggerendola e dotandola di una carrozzeria più aerodinamica.
Per realizzare il suo sogno, si rivolge a un giovane e talentuoso designer italiano, Giovanni Michelotti. L’idea si sviluppa e Allemano modella una carrozzeria in alluminio. Fin dal Rally di Dieppe 1953 la 4CV Spécial Sport batte tutte le rivali!
Ormai riconosciuto come costruttore automobilistico a pieno titolo, Rédélé si interessa alla fibra di vetro. Incontra Zark W. Reed, un ricco industriale americano che aveva in mente di costruire un’automobile sportiva con la carrozzeria in plastica per competere con MG e Triumph negli Stati Uniti. I due uomini elaborano un piano per lanciare la società Reed Plasticar e Jean Rédélé fa realizzare un prototipo derivato dall’automobile iniziale di Michelotti, chiamato “Le Marquis”. Il progetto non va in porto, ma ispira A106 e altre due versioni di “Rédélé Spéciales”, che Jean Rédélé ordina al carrozziere italiano Allemano.
L’automobile esposta a Goodwood è proprio la 4CV di Jean Rédélé, ricarrozzata da Allemano secondo i disegni di Michelotti. Dopo avere trascorso 60 anni negli Stati Uniti dopo l’accordo con Reed, l’emblema che ha condotto alla creazione di Alpine è stato riportato in Francia da Jean-Charles Rédélé, figlio di Jean.

Alpine A108 Interlagos – 1954
Jean Rédélé non era soltanto un collaudatore e un pilota, ma anche il più giovane concessionario Renault di Francia, ad appena 24 anni, dopo aver ottenuto il diploma della Business School HEC. La sua ambizione di diventare costruttore di veicoli sportivi, sviluppati su modelli Renault, era fondata su un acuto senso degli affari.
Jean Rédélé comprende rapidamente il potenziale insito nel possedere un proprio marchio automobilistico. Comincia a pianificare il suo sviluppo basandosi su alcuni principi fondamentali: le automobili devono essere innovative, equipaggiate con elementi meccanici semplici ed efficaci, con una carrozzeria seducente e leggera. Occorre anche riprendere il massimo possibile di componenti prodotti in grande serie per garantire affidabilità e mantenere prezzi di costo accessibili a fronte delle performance erogate.
Il suo secondo obiettivo era sviluppare la propria società a livello internazionale grazie alle licenze. Proponendo veicoli relativamente facili da assemblare e componenti Renault affidabili e facili da riparare, si dedica alla ricerca di partner in mercati in cui Renault era già insediata. Numerose Alpine sono state assemblate in Brasile, Spagna, Messico e, in quantità minore, in Bulgaria.
Rédélé firma il suo primo accordo con Willys Overland do Brasil, che produceva già delle Dauphine con licenza. L’obiettivo era lanciare una versione domestica di Alpine A108, battezzata Willys Interlagos. In quattro anni, tra il 1962 e il 1966, ne sono state prodotte circa 1.500 unità.
Questo particolare modello di Willys Interlagos è stato acquistato all’inizio degli anni 2000 da un dipendente di Renault, distaccato in Brasile. Di ritorno in Francia, ha fatto rientrare l’auto e l’ha venduta a Renault Classic, che l’ha completamente restaurata per presentarla al Salone Rétromobile, nel 2015.

Alpine A110 – 1964

Svelata nel 1962, Alpine A110 è il modello più emblematico della Marca. Questa famosa Berlinette rappresentava un’importante evoluzione di Alpine A108. Al pari di quest’ultima, Alpine A110 era sviluppata su un telaio a trave che sosteneva la parte meccanica, derivata dalla banca organi Renault, e una carrozzeria leggera in fibra di vetro. Utilizzava gli organi meccanici della Renault 8 più che della Dauphine ed era motorizzata con una gamma di propulsori sempre più potenti a cinque supporti, freni a disco ai quattro angoli e un radiatore disposto posteriormente, per accrescere la capacità del vano bagagli.
Il motore della Renault 8 ha indotto modifiche estetiche nella parte posteriore. Questa ridefinizione eliminava le prese d’aria laterali e semplificava le modanature dei passaruota posteriori. I montanti più stretti, un cofano motore più piatto e i gruppi ottici posteriori della Renault 8 hanno reso il design più maturo e più accattivante rispetto ad Alpine A108.
Queste diverse evoluzioni spiegano l’immenso successo di Alpine A110. Nella sua carriera, durata circa 16 anni, sono state prodotte circa 7.500 unità di quest’auto sportiva … I modelli vengono dalla Francia, ma anche da Spagna, Messico e Bulgaria. Per accompagnare lo sviluppo della Marca, Alpine-Renault ha realizzato grandi exploit in competizione, aggiudicandosi il titolo al primo Campionato del Mondo dei Rally nel 1973 e conseguendo numerosi altri trofei.
Alpine A110 del 1964, esposta a Goodwood, è comparsa nel serial televisivo francese “Les Aventures de Michel Vaillant”, trasmesso nel 1967. L’auto si è cappottata nel secondo dei tredici episodi. Lievemente danneggiata, è rimasta così com’era per vari decenni. All’inizio degli anni ’90, Jean Rédélé e il figlio Jean-Charles hanno deciso di ripararla. Superstizioso, Jean Rédélé ha preferito modificarne la tinta, abbandonando il verde originario per un grigio-azzurro metallico.
Alpine A110 cabriolet – 1965
La Berlinette Alpine A110 del 1962 è chiaramente la versione più nota di questo modello emblematico, ma un anno dopo la sua prima apparizione, venivano presentate al Salone di Parigi 1963 una coupé 2+2 GT4 e una cabriolet. In sette anni di produzione, sono state assemblate circa trenta Alpine A110.
Questo particolare modello appartiene alla Marca. È rimasto fermo per alcuni anni nello stabilimento di Dieppe, prima di subire un completo restauro orchestrato da Renault Classic.
 
Alpine A110 Berlinette – 1977
Come marca sportiva, Alpine non ha tardato a proporre motorizzazioni sempre più potenti sotto il cofano di Alpine A110, soprattutto con il suo potenziale in competizione.
Le motorizzazioni proposte sotto il cofano delle Berlinette sono numerose, e seguono l’evoluzione dei motori proposti da Renault. Le primissime Alpine A110 erano disponibili con un modesto 956 cm3 55 cavalli (di cui si venderanno rapidamente centinaia di migliaia di unità con la Renault 5), prima dell’arrivo del 1108 cm3 66 cavalli e della sua versione 95 cavalli preparata da Gordini. Anche se 95 cavalli possono sembrare ben poco, si rivelavano particolarmente efficaci per un’auto che pesava soltanto 544 chili!
Dal 1966, è stato proposto un motore 1255 cm3 – ripreso dalla Renault 8 Gordini –con 105 e 120 cavalli in versione 1300. Nel 1967, Alpine poteva utilizzare il 1.470 cm3 della nuova Renault 16. E così, quando la cilindrata di questo propulsore è passata a 1.6 litri, Alpine A110 1600S ha potuto toccare i 200 km/h.
Lo sviluppo definitivo arriva nel 1972 con il motore della Renault 16 TS. A quell’epoca, Alpine A110 dimostrava anche tutto il suo potenziale in competizione conquistando il primo titolo al Campionato del Mondo dei Rally nel 1973. A 11 anni dal lancio, Alpine A110 aveva ancora davanti a sé 4 anni di commercializzazione.
L’ultimo esemplare delle 7.176 unità prodotte era un’Alpine A110 SX da 93 cavalli. Distinguendosi per una tinta poco comune “Verde Normand”, era equipaggiata con gruppi ottici Alfa Romeo destinati all’esportazione (Germania, Svizzera o Italia). A causa dell’esaurimento delle scorte di gruppi ottici Renault 8, alcuni modelli francesi avevano adottato a loro volta questa specificità.
Fu consegnata a Jean-Pierre Limondin, un ingegnere Alpine che l’ha utilizzata ogni giorno per due anni prima di venderla, senza rendersi conto che questo esemplare particolare sarebbe diventato un pezzo da collezione. Il nuovo proprietario vi ha installato un 1800 cm3, simile a quello utilizzato in Gruppo 4 per i rally. Questo nuovo motore è stato utilizzato per quindici anni.
All’inizio degli anni 2000, Limondin ha cercato di recuperare la sua vecchia auto. Dopo tre anni di trattative, ha potuto ricomprarla e restituirle il motore originario il 5 settembre 2009.

Alpine A110 Meyrignac – 1977

Quale migliore opportunità per un giovane designer che realizzare la sua creazione? Denis Meyrignac, un adolescente, comincia a disegnare la sua auto sportiva nel 1969. Progetta in un primo momento un modello in scala 1:5, che presenta a Jean Rédélé. Colpito, il fondatore di Alpine affida al giovane designer un telaio di Alpine A110 1600S e la meccanica adeguata per aiutarlo a costruire un’autentica concept-car.
Nonostante numerose traversie, la creazione di Meyrignac veniva poi presentata al Salone di Ginevra 1977. Oltre il fatto che questa concept rappresentava il risultato del lavoro di un giovane designer, il prototipo suscitava interesse per la parte superiore, che integrava le porte, il tetto e il parabrezza in un unico elemento. L’accoglienza del pubblico era decisamente positiva, ma l’obiettivo di Meyrignac non era produrre l’auto, ma soprattutto farsi assumere come designer.
Il suo audace piano va in porto. Meyrignac entra, in un primo momento, nella scuderia di Formula 1 di Renault come freelance, per poi passare a SERA, uno studio di design automobilistico francese, dove parteciperà allo sviluppo di 35 veicoli.
Nel mese di gennaio di quest’anno, Renault Classic scopre che Denis Meyrignac è ancora proprietario di questa concept-car Alpine abbandonata. L’équipe propone un restauro per esporla a Goodwood come testimonianza di questa passione per la Marca. Alpine Meyrignac resta altrettanto sorprendente di quanto lo fosse nel 1977, soprattutto quando si pensa che è praticamente frutto del lavoro di un solo uomo, che ha cominciato a lavorarci quando era solo un adolescente.
Alpine Vision – 2016
Alpine Vision, come indicato dal nome di battesimo, è un’anteprima del modello di serie che Alpine presenterà alla fine di quest’anno. Svelata a Monaco in febbraio, Vision annuncia la silhouette della futura Alpine, fornendo nello stesso tempo i primi indizi sulla composizione meccanica dell’auto. In linea con tutte le altre Alpine, il motore è montato dietro i sedili, in posizione centrale-posteriore.
Coerentemente con il modello che prefigura, anche Vision è stata progettata con una serie di obiettivi destinati ad assicurare piacere di guida, per estendere il carattere dinamico di Alpine verso il XXI secolo. Tra essi:
•    l’esaltazione associata al brivido che si prova al volante di Alpine
•    l’agilità creata dalla leggerezza e l’eleganza di una progettazione che punta all’essenziale
•    l’autenticità di un’auto sportiva che si integra nella continuità di una storia.
Oltre a tutte queste caratteristiche, c’è poi la leggerezza dell’auto, un elemento centrale di tutte le Alpine, associata un motore compatto e potente. Nel caso di Vision, questo abbinamento consente di accelerare da 0 a 100 km/h in meno di 4,5 secondi… Le performance della versione stradale dovranno essere analoghe.
Vision incarna anche la riflessione che porta alla progettazione della nuova auto sportiva Alpine. La silhouette, le proporzioni e il carattere visivo pienamente contemporaneo sono accompagnati da richiami al patrimonio della Marca, di cui si ritrova un’eco nel lunotto avvolgente, il frontale a quattro fanali e le forme incurvate lungo le fiancate di Vision, tutti riferimenti ad Alpine A108 e Alpine A110.
Prodotta a Dieppe, in France, nel sito Alpine, la nuova auto sportiva sarà commercializzata nel 2017, dapprima in Europa e poi nel mondo intero.


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